Fronteggiare la pandemia di Covid-19 con il cosiddetto lockdown ci ha costretti a fare i conti, senza preavviso e per alcuni in maniera dolorosa, con la differenza tra i concetti di “smart working” e “remote working”.
Ciò cui si dovrebbe porre particolare attenzione tanto nello smart che nel remote working è legato ai rischi di riservatezza, disponibilità e integrità delle informazioni quando vengono gestite da remoto: rischi che aumentano in maniera considerevole se si parla di trattamento di dati personali dal momento che, essendo soggetti a specifica normativa, una loro non corretta gestione espone l’impresa a sanzioni rilevanti.
Questo tipo di approccio è fondamentale per la corretta applicazione del principio di “privacy by default and by design” sancito dall’articolo 25 del GDPR.