La tutela dei dati personali è una pietra miliare per ogni azienda, a maggior ragione in un periodo di emergenza come quello attuale, dove i cambiamenti sono all’ordine del giorno e la vita sembra essere sottosopra.
Le Autorità nazionali ed europee si sono pronunciate in merito all’importanza del rispetto del GDPR (Regolamento UE n. 679/2016) con diversi pareri emanati nei primi mesi del 2020.
Il Garante per la protezione dei dati personali ritiene che le numerose deroghe al regime ordinario di gestione dei dati, previste dai recenti provvedimenti, si fondano su esigenze di sanità pubblica volte a contrastare la diffusione del COVID-19 e/o ricostruire la catena dei contagi e quindi risultano lecite, purché siano attuate nel rispetto dei principi di necessità, proporzionalità, adeguatezza, nonché del contenuto essenziale del diritto[1].
Necessario però, in tutte le proposte che vengono fatte, è guardarsi dal rischio di effetti irreversibili, garantendo che ogni misura suggerita e adottata sia limitata nel tempo, di portata minima, soggetta a un riesame periodico ed effettivo nonché a un’adeguata valutazione tecnica. La gestione dell’attuale crisi e la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, tra cui la privacy, devono andare a braccetto, garantendo uno il rispetto dell’altro.
Questa emergenza ha avuto grossi impatti sia sul singolo cittadino, sia sulle piccole, medie e grandi imprese. Oltre alla primaria esigenza di contrastare il virus dal punto di vista sanitario, tutti noi ci siamo ritrovati a dover affrontare dei cambiamenti radicali nel nostro modo di lavorare.
E per le aziende quali sono stati gli impatti?