Transparency International pubblica il Corruption Perceptions Index del 2021. Ecco le novità.

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Il 25 gennaio è stato pubblicato da Transparency International il Corruption Perceptions Index 2021, ossia l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI).

Come ormai noto, il CPI è un indice elaborato con cadenza annuale da Transparency che ha lo scopo di misurare la percezione della corruzione all’interno del settore pubblico di un Paese. Attraverso l’opinione di esperti e l’impiego di strumenti di analisi viene assegnato un punteggio da 0 a 100, dove 0 fa riferimento ai Paesi più corrotti mentre 100 a quelli definiti più “puliti”. L’analisi di Transparency International prende in considerazione metodologie di misurazione diverse ogni anno al fine di fornire dati aggiornati e sempre più attendibili.

Con riferimento all’ultimo report, il Corruption Perceptions Index relativo all’anno 2021, l’Italia guadagna 4 punti rispetto all’anno precedente e con un punteggio di 56 si attesta al quarantaduesimo posto su 180 Paesi coinvolti nell’analisi, migliorandosi di dieci posizioni rispetto alla rilevazione precedente. Volgendo uno sguardo al passato l’Italia è riuscita nel corso di un decennio a migliorare di 14 punti. Nonostante ciò, in ogni caso, il Belpaese rimane ancora distante dalla media europea, che si attesta nel 2021 intorno ai 64 punti.

Il miglioramento negli anni del Corruption Perceptions Index dell’Italia è il frutto di una crescente dedizione da parte al tema dell’anticorruzione, che ha portato a maggior fiducia nella ripresa nella crisi post pandemia. Quest’ultima, come ha anche affermato la presidente di Transparency Italia Iole Anna Savini, ha avuto un’influenza rilevante nell’elaborazione del Corruption Perceptions Index, in quanto si è generato un sentimento di sfiducia verso i Paesi che hanno optato per l’allentamento, se non addirittura la rimozione di controlli e misure preventive, mentre ha determinato in altri Paesi una maggiore consapevolezza della coscienza collettiva e maggiore reattività e concretezza da parte dei governi. Al contempo, afferma il direttore di Transparency International Giovanni Colombo “Vi è il ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del whistleblowing, i cui termini sono scaduti a dicembre 2021, che consentirebbe di completare la disciplina contenuta nella legge 179 del 2017“.

In conclusione, si può affermare che il nostro Paese si sia destreggiato bene durante questo periodo difficile, dovuto alla pandemia, tuttavia è ancora ampio il margine di miglioramento. Ciò sarà possibile anche grazie ai progetti portati avanti dall’ANAC quali la digitalizzazione per la trasparenza e la banca dati degli appalti pubblici (da cui passeranno i contratti PNRR), il recepimento della direttiva sul whistleblowing e il rafforzamento della cultura della legalità.

Cosa possono fare le imprese per migliorare la percezione rispetto al sistema economico italiano da parte degli altri paesi e quindi trarne un beneficio diretto? Sicuramente le azioni da intraprendere dovrebbero riguardare:

·      il rafforzamento della politica e del sistema dei controlli interni sul tema della prevenzione della corruzione, anche facendo riferimento alle migliori parassi internazionali quali la ISO 37001, come spesso richiesto dalle attività collegate al PNRR;

·      il recepimento organico e non formale della direttiva sul whistleblowing tenendo in opportuna considerazione tutte le implicazioni, troppo spesso sottovalutate, con il MOG 231;

·      il rafforzamento delle competenze interne e la maggiore diffusione della cultura della legalità a tutti i livelli aziendali.

·      l’adozione di modelli 231 basati su una robusta analisi di rischi e che possiedono quelle caratteristiche di idoneità e attuabilità funzionali a renderli realmente utili.

Tutto questo si può fare con un approccio snello, non burocratico e che non appesantisca i processi aziendali perché oggi più che mai le imprese devono agire con la massima velocità per superare il periodo di crisi e sfruttare a pieno le risorse disponibili.

Lo stesso discorso vale per la normativa whistleblowing che ha delle implicazioni troppo spesso sottovalutate con il modello 231.

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Fabio Tartaglia

Fabio Tartaglia

Fabio Tartaglia, laureato in Economia Aziendale e Dottore Commercialista, è partner di PK Consulting, società di consulenza manageriale specializzata in gestione della compliance, e di Probitas Srl, Academy per formazione qualificante in tema di 231, risk e compliance. Auditor Certificato ed Esperto di Sistemi di Gestione, si occupa di anticorruzione ed è componente di Organismi di Vigilanza, nonché formatore e docente presso di corsi erogati da Probitas

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