Come è oramai noto la notte del 28 novembre scorso, ha rappresentato un vero punto di svolta, e di rottura, per tutto il calcio Italiano. Una delle più note società calcistiche, la Juventus Football Club Spa ha visto dimettere in modo integrale i membri del proprio CDA causandone quindi la decadenza, per cercare di evitare le ricadute derivanti dall’applicazione da parte della procura delle sanzioni previste dal Decreto legislativo 231 2001 a carico delle società.
La Procura di Torino ha infatti ipotizzato nell’indagine denominata Prisma, la commissione dei seguenti reati di natura societaria:
- false comunicazioni sociali (art. 2622 cc);
- ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art. 2638 cc);
- manipolazione del mercato (art. 185 D.Lgs. 58/1998);
- dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art.2 D.Lgs. 74/2000).
La Procura di Torino all’atto della conclusione delle indagini ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Il quadro probatorio acquisito consente di delineare, ad avviso di questo Ufficio, una attività di alterazione delle poste di bilancio (e quindi dei risultati di esercizio) quale conseguenza, in primo luogo, di un anomalo ricorso ad operazioni di scambio dei diritti alle prestazioni sportive di un elevato numero di atleti, operazioni, per altro, nel complesso distoniche nel panorama nazionale. Operazioni di scambio che, non generando flussi finanziari di sorta, risultano, sempre secondo l’impostazione dell’accusa, concluse a valori stabiliti dalle parti in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità di bilancio del momento: tali operazioni sono state ritenute fittizie, anche alla luce del contenuto di conversazioni registrate nel corso delle indagini”.
La dichiarazione riportata ha favorito l’ipotesi che dalla conclusione delle indagini lo scorso 24 ottobre, sarebbero potute scaturire eventuali misure cautelari da irrogare presumibilmente entro la fine dell’anno.
I membri del CDA hanno ritenuto «opportuno rimettere al consiglio le proprie deleghe, considerata la centralità e la rilevanza delle questioni legali e tecnico-contabili pendenti».
La scelta, pur sofferta, delle dimissioni si è concretizzata in un doppio vantaggio di tipo sia personale, sia societario. In primis i dirigenti coinvolti nell’indagine Prisma hanno avuto la possibilità di evitare la messa in atto di condotte che avrebbero potuto integrare, anche solo potenzialmente, l’eventuale reiterazione del reato con la conseguente irrogazione da parte della Procura di Torino di misure cautelari a loro carico. È di questi giorni la notizia della rinuncia da parte della procura all’appello per l’ottenimento delle misure cautelari verso gli indagati e verso la società. In secundis le dimissioni sono state a quanto si apprende dagli ambienti finanziari, caldeggiate fortemente dalla Exor N.V. proprietaria della Juventus Football Club Spa al fine di tutelare la società dalle ricadute in termini di responsabilità ex Decreto legislativo 231 2001. Infatti come è oramai ben noto la responsabilità penale oltre che sugli amministratori può ricadere anche sulla società, potendo come conseguenza determinarne l’inibizione dell’operatività. È da notare in ultima analisi che un eventuale approvazione del bilancio dell’esercizio 2021/2022, necessariamente non lontano sia nelle cifre che nei criteri di determinazione oltre a rappresentare la reiterazione dei reati ipotizzati dalla Procura, considerato che un eventuale ridimensionamento dei dati di bilancio sarebbe stata sostanzialmente interpretata come una sconfessione dell’operato dei precedenti anni di gestione e come una sostanziale ammissione di responsabilità dei fatti contestati.
Se fino ad oggi quindi i destini della società e dei suoi amministratori sono stati legati da un interesse comune, ciò non è certo sicuro per il futuro. La scelta del nuovo Direttore Generale Maurizio Scannavino, va esattamente in questa direzione, mostrando in modo chiaro come la proprietà abbia voluto tutelare la Juventus Football Club Spa dalle possibili ricadute derivanti dall’inchiesta Prisma. Per dirla in termini calcistici è come un allenatore che prende una squadra in corsa con un calciomercato fatto da un altro presidente e un altro direttore sportivo.