Confindustria, con la Circolare n. 19867 del 12 giugno 2015 esprime timori per un’applicazione troppo estensiva della norma.
Il reato di autoriciclaggio è stato introdotto nel codice penale dalla legge n. 186/2014, approvata lo scorso Dicembre per disciplinare il meccanismo della cd. voluntary disclosure, diretto a favorire il rientro dei capitali detenuti all’estero.
Il reato (nuovo art. 648 ter. c.1, c.p.) punisce colui che impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative il denaro, i beni o le altre utilità derivanti dal delitto non colposo (di seguito, anche “reato base”) che lo stesso ha commesso o concorso a commettere.
Ciò a condizione che la condotta sia idonea a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza illecita della provvista.
La Circolare in oggetto presenta alcune condivisibili preoccupazioni sul campo di applicazione del delitto di cui al nuovo art. 648-ter. c.1 c.p., anche se, nella seconda parte, riporta alcune considerazioni sulla responsabilità degli enti e fornisce alcuni suggerimenti per l’adeguamento dei modelli organizzativi a tratti criticabili.
Le questioni affrontate riguardano, in particolare:
- reati tributari e condotte di ostacolo;
- identificazione dei cosiddetti “reati base”;
- impatti sui modelli organizzativi.
Asso231 ha analizzato i contenuti della Circolare in oggetto, esprimendo il proprio parere sulle suddette questioni.
Dal sito di Asso231 è possibile scaricare il testo integrale del citato Parere.